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Vincenzo Grifo, dall'esplosione al Friburgo alla 10 dell'Italia

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Vincenzo Grifo ha da poco tagliato il traguardo delle 250 presenze da professionista, relative a Bundesliga e in 2. Bundesliga. Lo ha fatto con la maglia della squadra che meglio di tutte rappresenta il suo percorso nel calcio: il Friburgo, prossimo avversario della Juventus negli ottavi di Europa League.

Un club che si è costruito una reputazione importante in Germania nel corso degli ultimi 30 anni. Negli anni '90 erano i 'Brisgau-Brasilianer', i brasiliani della Brigsovia, per lo stile di gioco divertente e vincente. Poi si sono spesso riproposti come outsider nei posti per l'Europa, alternando anche alcune stagioni deludenti e retrocessioni in Zweite. Proprio grazie a una di queste il classe 1993 di origini siciliane ha iniziato a farsi un nome nel calcio tedesco.

Prima del 2015, Grifo era soltanto uno dei tanti italiani che ci provavano col calcio nella zona del Baden-Württenberg, Land del sud ovest della Germania diventato meta di emigrazione dal nostro paese. Con fortune, per la verità, alterne, ma con una grande volontà: arrivare, anche a costo di sacrificare tutto, a partire dalla scuola. Con il suppporto dei genitori. A livello giovanile fa intravedere cose molto interessanti, soprattutto con il Pforzheim, squadra della sua città natale. La sua ascesa inizia da lì e da un torneo regionale giovanile vinto da protagonista. Tanto da convincere il Karlsruher a puntare su di lui. Farà in tempo a giocare soltanto con l'Under 19 (bene) prima della chiamata dell'Hoffenheim nel 2012. Già nella prima stagione a Sinsheim Markus Babbel e Marco Kurz puntano su di lui: 12 presenze, lampi di talento. Quelli mostrati costantemente anche con la seconda squadra, in quarta serie.

L'anno dopo, con Markus Gisdol in panchina e Julian Nagelsmann a fargli da secondo, la scintilla non scoppia: zero apparizioni in Bundesliga, la società decide di mandarlo in prestito in inverno. Vola alla Dynamo Dresda, in Zweite. Convince il giusto. Altro prestito, stavolta all'FSV Frankfurt, sempre in seconda divisione: a fine stagione il club centra la salvezza e il merito è soprattutto suo. Tra goal e assist contribuisce a 16 reti: nessuno come lui in squadra. Tanto che lo nota l'uomo destinato a cambiargli la vita, Christian Streich. L'allenatore e simbolo del Friburgo. L'Hoffenheim si convince con poco: un milione per passare in un'altra squadra del Baden-Württenberg, nella zona della Brisgovia.

Vincenzo Grifo, TSG Hoffenheimbongarts

In Zweite la sua carriera decolla definitivamente. Il Friburgo centra la promozione vincendo il campionato davanti al Lipsia. Il conto dei goal e degli assist di Grifo è da urlo: 14 più 15, la prima e finora unica 'doppia doppia' in carriera. Streich gli cambia la carriera, gli permette di giocare liberamente in campo, di partire da sinistra rientrando in posizione centrale senza legarlo troppo in un ruolo.

“In una partita contro il Greuther Fürth - ha raccontato in esclusiva a GOAL - avevamo vinto 5-2 e avevo fatto due goal e due assist, ero la persona più felice del mondo. Invece lui mi ha sgridato davanti a tutti i compagni perché un terzino avversario mi aveva saltato e avevamo preso goal per colpa mia. Pensavo di essere stato il migliore in campo, invece lui era arrabbiato. Mi ha fatto capire che non lo ero stato, perché avevo commesso 2-3 errori difensivi. Ho capito la sua ricerca della perfezione. Tanti mi avrebbero fatto i complimenti, lui invece mi ha fatto capire i miei errori”.

Vincenzo si conferma anche in Bundesliga: ancora doppia cifra di assist, anche se con qualche goal in meno (6). Vale la chiamata del Borussia Mönchengladbach, club con ambizioni di Champions League, quello che era il suo obiettivo. Con i 'Fohlen' le cose non vanno come sperato: zero goal, 17 presenze e un ruolo da comprimario. La stagione 2017/18 della squadra si conclude al nono posto e con un flop per il fantasista italiano, che si consola soltanto con un assist che fa il giro del mondo.

D'estate, la seconda chiamata dell'Hoffenheim. Lo vuole Nagelsmann, lo chiama la Champions League. Grifo accetta, riveste l'azzurro, gioca in Europa. Non brilla, ma è in questo periodo che realizza il sogno più grande: quello di vestire l'altro azzurro. Quello della Nazionale. L'obiettivo più grande, per cui avrebbe rinunciato anche a una chiamata della Germania.

“Qualche volta mi hanno chiesto di giocare per loro, sì, ma mi sono sempre detto che se avessi dovuto scegliere tra Germania e Italia avrei sempre scelto l’Italia. Io qui in Germania ho avuto tutto, non mi è mancato nulla, questo paese mi ha dato tanto, ma il mio cuore batte per l’Italia al 100%: a casa mia si è sempre parlato italiano, mangiato italiano”.

In realtà una convocazione dall'Italia era già arrivata, quando Grifo aveva 20 anni e faceva panchina nell'Hoffenheim di Gisdol: lo chiamò l'Under 20 di Alberico Evani, ora assistente di Roberto Mancini. Lo ha ritrovato qualche anno dopo, più maturo. Mancini ne riconosce l'estro, la fantasia, la capacità di essere decisivo sui calci piazzati, sui quali si è sempre allenato molto. A Karlsruhe, tra l'altro, il suo compagno di punizioni si chiamava Hakan Calhanoglu.

Il 20 novembre 2018 arriva l'esordio con l'Italia, indossando la maglia numero 10.

“L’ho appesa a casa, nel salotto”.

A Genk, contro gli Stati Uniti, gioca 45 minuti pieni di emozioni. Realizza un sogno, con la maglia più pesante di tutte. Quella che ora ha appesa in casa, anche se ha riservato due copie per i genitori e per lo zio. Si ripete quasi un anno dopo, il 15 ottobre 2019, quando è titolare in Italia-Liechtenstein. Un'altra prova di fiducia da parte di Mancini.

Nel frattempo, un altro paio di convocazioni, per rinforzare il suo posto nel giro. E soprattutto un altro ritorno: a Friburgo, quella che ora chiama 'casa'. Prima in prestito nel gennaio 2019, poi fino alla conferma e al riscatto in estate. Non ha potuto dire no alla seconda chiamata di Christian Streich, l'uomo più importante della sua carriera. Uno che Grifo ha difeso a ogni costo, anche beccandosi 3 giornate di squalifica per la maxi-rissa contro l'Eintracht, a seguito della spinta di Abraham sul suo allenatore.

“Una persona molto emozionale, che ha un grande cuore, che ci sa fare coi giovani come con quelli di trent’anni. Ed è un fanatico, ovviamente in senso positivo. Si mette a parlare di calcio con tutti, è professionista al 100%. Se vuole qualcosa, lui ci prova. Se poi alla fine perde o vince, lui ha dato sempre il massimo. Lui ha sempre la grinta e la voglia di lavorare ogni anno. A volte perde i migliori giocatori, ma ha sempre la forza di continuare e sa sempre che ogni anno farà una grande squadra con quelli che ha a disposizione".
Grifo Freiburg

A Friburgo, Grifo è a casa. Forse soltanto un'altra chiamata lo potrebbe forse far vacillare: quella dell'Inter, club di cui è sempre stato tifoso sin da bambino. Dormiva nelle lenzuola nerazzurre, idolatrava Roberto Baggio, del quale il nonno gli ha regalato un maglione a soli 4 anni. Lo custodiva gelosamente. Per ora però il suo nome non è ancora stato accostato all'Inter. Ad altri club italiani sì: Lazio, Torino, Sampdoria e Genoa negli scorsi anni.

L'unico pensiero di Grifo però è portare al successo il Friburgo, un club che è abituato a stupire e andare oltre i propri limiti con mezzi economici non di primo piano, con le armi di Streich: secondo Grifo, in campo sembra di correre 10 km più degli altri. Ecco perché il club oggi è al 4° posto nel campionato tedesco e si gioca un posto in Europa. Grazie anche alla tecnica del 29enne, maestro dei calci piazzati, ma non da solo. Goal e assist.

Nella centesima presenza in Bundesliga, arrivata nel marzo 2020, ne erano arrivati due direttamente da fermo, una specialità. Sulla quale Streich, paradossalmente, gli aveva detto di non allenarsi nei giorni precedenti. Talento naturale. Ha saltato Euro 2020, ma ha sempre tifato azzurro: spera di far parte della rinascita dell'Italia. Intanto, si gode Friburgo e il presente. Con lo sguardo sul futuro.

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