Alessio Cerci, l'ala di Valmontone: dalla Nazionale al rapido declino

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"Forse sono stato un po' pigro nel pensare che bastasse il mio talento per giocare in Champions League: dovevo lavorare un po’ di più per formarlo meglio" - Alessio Cerci a 'Sport Mediaset'

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Il talento non è sufficiente, da solo, a trasformare un grande talento in un campione. Lo ha capito a sue spese Alessio Cerci, ala dai grandi mezzi fisici e tecnici, che nella sua carriera calcistica non è mai riuscito a trovare la consacrazione definitva dopo aver espresso il meglio di sé con le maglie della Fiorentina e soprattutto del Torino, tanto da raggiungere la Nazionale italiana e partecipare ai Mondiali 2014 in Brasile. 

A un passo dalla gloria, la sua ascesa si è arrestata bruscamente: il passaggio all'Atletico Madrid del 'Cholo' Simeone segna paradossalmente l'inizio del suo declino: trova pochissimo spazio e il carattere non lo aiuta. Rientrato in Italia non riesce a riscattarsi, fallendo anche con Genoa e Milan.

Dopo un anno al Verona, tenta nuovamente senza successo la strada estera con i turchi dell'Ankaragücü ma ancora una volta finisce ai ferri corti con la società ed è messo fuori rosa. Lo smalto dei tempi migliori sembra ormai smarrito, anche a causa di diversi problemi fisici: da più di un anno è svincolato, dopo due stagioni molto deludenti in Serie B con la Salernitana e in Serie C con l'Arezzo.

STELLA DELLA PRIMAVERA DELLA ROMA

Nato a Velletri, in provincia di Roma, il 23 luglio 1987, Cerci trascorre l'infanzia a Valmontone, la cittadina laziale dove abita con la sua famiglia. Fin da piccolo manifesta una grande passione per il calcio, assecondata da suo papà Giuseppe, che lo iscrive nel Settore giovanile della squadra cittadina, con cui si forma e fa la sua prima esperienza da calciatore.

A 15 anni, nella stagione 2002/03, passa nel Settore giovanile della Roma, dove cresce e diventa uno dei talenti più luminosi del vivaio giallorosso. Alto un metro e 78 chilogrammi per 78 chili di peso forma, è dotato di grande tecnica e di una progressione irresistibile palla al piede, anche se a volte tende a intestardirsi nel dribbling. È un mancino naturale e quando calcia in porta sa far male ai portieri avversari. Il suo allenatore negli Allievi Nazionali, Alberto De Rossi, per esaltarne le qualità, lo schiera 'a piede invertito' sulla fascia destra in un tridente offensivo con Rosi e Simonetta.

Quella squadra, il 29 giugno 2003, ad Arta Terme, in provincia di Udine, perde 2-0 la finale Scudetto contro il Milan. Fin dall'anno successivo, passato in Primavera con un anno di anticipo, Cerci sforna con impressionante regolarità grandi prestazioni e nella stagione 2004/05 si laurea campione d'Italia della categoria superando 2-0 in finale, a Lecce, l'Atalanta. Il giovane talento giallorosso si guadagna l'impegnativo appellativo di 'Henry di Valmontone'.

L'ESORDIO IN A E IL PRESTITO AL BRESCIA

Quando vince lo Scudetto Primavera, Cerci ha già debuttato in Serie A: a farlo esordire ad appena 16 anni era stato infatti Fabio Capello, che alla sua ultima panchina con la Roma, il 16 maggio 2004, lo aveva fatto subentrare a Corvia al 77' minuto della trasferta di Genova con la Sampdoria, terminata col punteggio di 0-0.

Sembra l'inizio di una carriera sfolgorante, e anche i videogiocatori si accorgono di lui, che inevitabilmente diventa uno dei prospetti più interessanti su cui puntare a 'Football Manager', il noto manageriale calcistico.

Pur continuando a giocare con la Primavera fino al 2006, colleziona altre 3 presenze con Spalletti allenatore, 2 nel 2004/05 e una nel 2005/06. Nel marzo del 2005 Cerci firma il suo primo contratto da professionista.

Giudicato ancora troppo acerbo e inesperto per la Serie A, nell'estate 2006 il club capitolino inizia a darlo in prestito a formazioni di Serie B per farlo maturare. La prima esperienza 'da grande' è così con il Brescia nel 2006/07. Allenato da Mario Somma e Serse Cosmi, il giocatore laziale colleziona 21 presenze, la maggior parte delle quali dalla panchina, ma dà il suo apporto alla squadra per il 6° posto finale.

IL 'BOOM' AL PISA CON VENTURA

L'anno della svolta in positivo nella carriera di Cerci è però il 2007/08. La Roma decide infatti di girarlo in prestito al Pisa, ancora in Serie B, e in Toscana avviene l'incontro con Gian Piero Ventura, l'allenatore che più riuscirà ad esaltarne le caratteristiche. 

Il tecnico genovese, che per il suo tipo di gioco, ama affidarsi a giocatori 'di gamba' sulle fasce, gli dà subito fiducia e Alessio la ricambierà a suon di goal e buone prestazioni. Il giovane laziale si integra alla perfezione nel tridente con il bielorusso Kutuzov e l'argentino Castillo, e a fine stagione stagione i numeri lo premiano: in 26 presenze sono 10 i goal e 7 gli assist forniti ai suoi compagni.

La prodezza più bella è il goal che segna al Cesena il 9 settembre con uno spettacolare tiro a giro di sinistro al termine di una poderosa sgroppata in contropiede sulla fascia destra. Il 30 ottobre segna la sua prima tripletta in carriera nel 3-3 contro il Modena.

I toscani, neopromossi, schierati con un 3-5-2 che in fase di possesso diventa un 3-4-3, sfiorano addirittura una storica promozione, senza poter disporre negli ultimi mesi di Cerci, che intanto, a febbraio, si infortuna al ginocchio e deve restar fuori due mesi.

Rientrato in campo il 12 aprile con il Lecce, cade male e lascia il campo in barella. Le analisi strumentali evidenziano la rottura del menisco mediale e un'infiammazione del crociato anteriore. La sua stagione è di fatto finita lì: operato a Villa Stuart dal professor Mariani, deve restar fermo altri 4 mesi.

Il Pisa, privato del suo talento, chiude la stagione regolare in 6ª posizione, arrendendosi soltanto al Lecce nelle semifinali playoff.

L'ADDIO ALLA ROMA 

Nonostante 'l'exploit' in Toscana, la Roma non dà ancora fiducia a Cerci e a fine luglio lo cede nuovamente, stavolta all'Atalanta, in prestito oneroso (250 mila euro) con diritto di riscatto per la metà fissato a 2,75 milioni e opzione di controriscatto da parte della Roma a 650 mila euro.

La stagione 2008/09 è particolarmente travagliata per l'ala laziale, che torna in Serie A, sceglie la maglia numero 11 ma metterà insieme appena 13 presenze senza squilli a causa di innumerevoli guai fisici. 

Nel 2009/10 la Roma decide finalmente di dargli un po' di fiducia. Per la prima volta nella sua carriera, Cerci inizia la stagione con la Prima squadra giallorossa, guidata ancora da Spalletti. Il 27 agosto 2009 sigla il primo goal con la maglia giallorossa nella goleada per 7-1 del ritorno del playoff contro il Kosice, che consente alla Lupa di qualificarsi alla fase a gironi di Europa League. 

Ma dopo la 3ª giornata di campionato si consuma l'addio fra la Roma e il tecnico toscano, e sulla panchina dei capitolini approda Claudio Ranieri. Quest'ultimo utilizza Cerci prevalentemente in Europa League, mentre in campionato non esita a mandarlo spesso in panchina o in tribuna.

Alessio vive i momenti di maggior gloria soprattutto in Europa: segna una doppietta al CSKA Sofia (0-3) nell'ultimo impegno della fase a gironi, poi nell'andata degli ottavi di finale contro il Panathinaikos, propizia il calcio di rigore che poi Pizarro trasforma: con un doppio 3-2 saranno tuttavia i greci a qualificarsi.

All'ultima giornata svanisce anche il sogno Scudetto, con l'Inter di Mourinho che si aggiudica il duello Scudetto e battendo 1-0 il Siena si laurea campione d'Italia nonostante il successo dei giallorossi a Verona con il Chievo. Cerci chiude con 19 presenze e 3 reti, le quali non saranno sufficienti a guadagnarsi la conferma nella capitale.

GLI ALTI E BASSI DI FIRENZE 

Ad appena 23 anni l'ala di Valmontone si trova di fronte il primo importante bivio della carriera: lascia la Roma, la squadra della sua terra, in cui era cresciuto, per trasferirsi alla Fiorentina, che paga il suo cartellino 4 milioni di euro e gli dà fiducia, facendogli firmare un quinquennale.

In panchina trova Sinisa Mihajlovic e il 29 agosto 2010 debutta con la nuova maglia viola nel pareggio casalingo per 1-1 con il Napoli, e il 7 novembre propizia, con il suo primo goal, la vittoria di misura sul Chievo (1-0). Anche in questo caso le aspettative sono alte e non saranno pienamente ripagate. Segna 6 goal nelle ultime 5 partite della stagione, più uno in Coppa Italia, portando a 8 il computo complessivo della stagione in 27 presenze.

Tutti hanno la sensazione che il ragazzo possa fare meglio, e nell'estate 2011 si manifestano i primi forti dissidi con la tifoseria. Arriva per lui la richiesta del Manchester City di Roberto Mancini, che vorrebbe portarlo in Inghilterra. Cerci sceglie però di restare in viola e si mette a disposizione della società anche per il campionato 2011/12. 

Le cose non iniziano con il piede giusto quando il 23 luglio, durante la festa per il suo 25° compleanno, da un ristorante di Moena i calciatori fanno sparire alcune pernici imbalsamate, suscitando la rabbia dei proprietari. Per i toscani è il preludio ad un anno particolarmente travagliato, con due cambi di allenatore, e la panchina che passerà prima da Mihajlovic a Delio Rossi, poi da quest'ultimo a Vincenzo Guerini.

Cerci ripete grosso modo il rendimento del suo primo anno, anche se stavolta i goal in campionato sono solo 5, mentre 3 sono i sigilli in Coppa Italia: in tutto 26 presenze e 8 goal, che fanno salire a 16 reti in 53 presenze il bilancio complessivo. 

La squadra chiude con un deludente 13° posto, la tifoseria ribolle e riprende a contestare il giocatore, anche per la sua condotta fuori dal campo. La rottura stavolta è insanabile e Cerci è ceduto al Torino. 

"Quella con la Fiorentina - dirà qualche anno dopo al 'Corriere Fiorentino' - è stata una bellissima esperienza con alti e bassi. Con i tifosi c'è stato un rapporto di odio e amore, ma alla fine ci siamo capiti".

AL TOP CON IL TORINO

In soccorso dell'esterno laziale accorre il club granata, che il 23 agosto 2012 ne acquista la comproprietà per 2,5 milioni di euro. Ad aspettarlo all'ombra della Mole c'è il suo mentore, Gian Piero Ventura, con il quale Cerci aveva disputato la sua miglior stagione al Pisa. Anche stavolta il binomio sarà vincente.

Il 1° settembre con il Pescara c'è l'esordio ufficiale con la maglia del Torino. Magicamente Cerci rinasce, sforna goal e assist ed è determinante per la salvezza del Torino. Chiude il primo anno con 8 reti e ben 12 assist, di cui 3 nel 5-1 esterno del 30 settembre sul campo dell'Atalanta. 

Le brillanti prestazioni gli valgono anche la chiamata del Ct. Prandelli in Nazionale, e sono il preludio alla miglior stagione in assoluto per l'ala di Valmontone, il 2013/14. Cerci gioca sulla fascia destra o da seconda punta in appoggio a Ciro Immobile, e dà saggio di tutto il suo repertorio.

In 37 presenze in campionato, cui se ne aggiunge una in Coppa Italia, totalizza 13 goal e con 11 assist è il re dei rifinitori del massimo campionato italiano e dà un contributo determinante per riportare in Europa la squadra granata dopo 19 anni di assenza grazie al piazzamento finale al 7° posto che consente al club di subentrare al Parma, escluso per problemi societari. Anche se l'ala romana aveva salutato in lacrime dopo aver fallito, contro la Fiorentina, il rigore che poteva dare alla squadra di Ventura il 6°posto.

"Con mister Ventura ho espresso il mio talento al 100%. - ammetterà Cerci parlando con 'Il Corriere della Sera' - A Torino ho passato due anni meravigliosi e indimenticabili".

"Ci sono allenatori che riescono a far scattare la scintilla e a farti rendere al massimo. - dirà a 'La Repubblica' - Posso solo ringraziarlo per quello che mi ha dato".

LA NAZIONALE: DALL'UNDER 21 AI MONDIALI IN BRASILE

Fin da giovane Cerci, grazie al suo talento, è convocato nelle Rappresentative azzurre. Gioca praticamente in tutte le squadre dall'Under 16 in su, cogliendo con l'Under 21 un 3° posto nel 2009 agli Europei in Svezia, senza tuttavia essere utilizzato dal Ct. Pierluigi Casiraghi. Un anno prima aveva perso, a causa dell'infortunio al ginocchio, la possibilità di giocare alle Olimpiadi di Pechino.

Il rendimento molto elevato con il Torino attira su di lui le attenzioni del Ct. della Nazionale maggiore, Cesare Prandelli, che il 27 marzo 2013 lo fa esordire in amichevole contro il Brasile. È selezionato per la Confederations Cup del 2013, che vede gli Azzurri piazzarsi terzi, e per i Mondiali 2014 in Brasile, nei quali gioca il 20 giugno la sfortunata sfida con il Costarica. La sconfitta per 1-0 compromette il cammino della squadra, che uscirà clamorosamente al Primo turno, e il proseguo stesso dell'avventura di Cerci in azzurro.

L'ala di Valmontonte il 18 novembre 2014 giocherà infatti l'ultima delle sue 14 presenze in Nazionale, scendendo in campo da titolare nell'amichevole di Genova con l'Albania.

DALLA CHAMPIONS ALLA C: IL RAPIDO DECLINO

Giunto al top della sua carriera, Cerci incredibilmente riuscirà a dilapidare il suo talento con scelte proffessionali che si riveleranno sbagliate e con una condizione fisica che non sarà più quella dei tempi migliori. Tutto inizia quando nell'ultimo giorno del calciomercato estivo 2014 accetta il trasferimento in Spagna all'Atletico Madrid, guidato dal 'Cholo' Diego Pablo Simeone, che nella stagione precedente aveva giocato la finale di Champions e vinto La Liga.

I Colchoneros si accordano con il Torino per 15 milioni di euro più bonus legati al raggiungimento di determinati risultati.

"Saluti Serie A, noi ce ne andiamo nel calcio che conta. - scrive l'allora fidanzata Federica Riccardi su Facebook - Essere il miglior esterno delle ultime due stagioni non conta. In Italia si va avanti solo con prestiti, vecchie glorie riciclate, stranieri... giocatori che costano zero. I calciatori più forti se vogliono fare qualcosa di importante devono scappare via".

Ma l'avventura del giocatore romano classe 1987 con la sua nuova squadra, dopo un avvio promettente, è tutt'altro che esaltante. Cerci gioca, si fa per dire, un anno e mezzo con l'Atletico Madrid, facendo due distinte esperienze in Spagna, entrambe fallimentari.

Nel 2014 dopo il debutto nella fase a gironi di Champions League contro l'Olympiacos, segna quello che sarà il suo primo e unico goal nella goleada casalinga contro il Malmoe. Presto però l'ala italiana scivola indietro nelle gerarchie di Simeone, e il rapporto con l'allenatore si incrina.

"Il mio futuro? In questo momento è scomodo parlarne - dichiara l'esterno offensivo dopo l'amichevole contro l'Albania giocata con la Nazionale il 28 novembre - negli ultimi giorni si è detto molto e anche troppo. Io voglio giocare, sennò divento nervoso. E all’Atletico ho poco spazio. Vediamo da qui a fine anno quanto ne avrò a Madrid. Poi prenderemo una decisione. Io ho voglia di giocare".

Lo spazio preteso non lo troverà, come non lo aiuteranno il carattere ribelle e gli annosi problemi fisici al ginocchio. A dicembre conta complessivamente 9 presenze e un goal, con un minutaggio molto ridotto, e viene girato in prestito al Milan, dove resta per un anno, fino a gennaio 2016. 

Sceglie la maglia numero 22 che era stata di Kakà, ma le sue prestazioni saranno molto lontane rispetto a quelle straordinarie che aveva regalato il brasiliano. Chiude la seconda parte di stagione con 18 presenze fra campionato e Coppa Italia e un goal in trasferta a Palermo e non va meglio nel 2015/16 con Mihajlovic, che ritrova dopo Firenze. Prende il numero 11, lasciato libero da Pazzini, e totalizza quindici presenze senza squilli, venendo anche contestato dai tifosi per il rendimento deludente. 

La sensazione che il famoso treno per il successo per Cerci stia passando a gran velocità è nettissima. L'unica nota lieta sono le nozze con la sua Federica il 4 giugno 2015, che gli dice di sì dopo aver ricevuto un mazzo di 100 rose e 6 mesi di corteggiamento in cui gliene inviava sempre di più. I due avranno anche un figlio, Riccardo, nel 2017.

Il club rossonero decide di interrompere il prestito a gennaio 2016, quando l'esterno offensivo deve far ritorno a Madrid dopo 33 presenze e un goal. L'Atletico Madrid non ha alcuna intenzione di tenerlo e lo manda in prestito al Genoa per 6 mesi. Mette insieme 11 presenze e 4 goal, fra cui una doppietta su rigore che propizia il successo per 4-3 dei liguri sul Torino, sua ex squadra.

Torna con i Colchoneros nell'estate 2016, ma anche nella nuova stagione gioca appena una gara in campionato e una in Copa del Rey. 'L'incubo' di Cerci, finisce nell'estate 2017, quando viene svincolato e, con appena 11 presenze e un solo goal totali, chiude definitivamente l'esperienza spagnola tornando in Italia con il Verona. 

Con gli scaligeri, nella stagione 2017/18, Cerci colleziona 25 presenze, 3 goal e 4 assist. Va in Turchia, all'Ankaragücü, ma evidentemente l'estero non è nelle sue corde. Segna un goal in 12 gare e il 29 marzo 2019 è messo fuori squadra. Va via sbattendo la porta, dopo aver aperto un contenzioso per il club per il pagamento degli stipendi. 

Rimasto svincolato, si accorda con la Salernitana, in Serie B, firmando un biennale. Tormentato dai guai fisici, gioca pochissimo nonostante in panchina trovi per la terza volta Ventura. Appena 10 le presenze, prima di rescindere nuovamente. L'ultima avventura lo ha visto all'Arezzo, in Serie C. Va in campo 15 volte, ma ad aprile 2021, alla soglia dei 34 anni, risolve consensualmente il contratto.

Un declino rapido, quello dell'ala di Valmontone, che gli ha impedito di consacrarsi ad alti livelli e di vincere trofei anche a causa degli infortuni.

"Rimpianti? L’unica cosa che non rifarei - dice - è andare via da Torino nell’ultimo giorno di mercato. Non posso negare di avere avuto dei problemi fisici importanti, sono stato operato diverse volte al ginocchio, e questo non mi ha permesso di spingere al meglio, avendo nell’esplosività la mia arma migliore".