“Mi sento sempre onorata e fortunata ad essere la capitana del Genoa. Ogni volta prima di scendere in campo bacio la fascia” mentre pronuncia queste parole spunta un sorriso spontaneo sul volto di Giada Abate. Giada è cresciuta con i colori rossoblù cuciti addosso: tifosa fin da bambina, una tradizione di famiglia e giocatrice del Genoa da oltre 10 anni.
Chi conosce bene Giada Abate la descrive come : “una ventata di allegria, una capitana vera con grandi doti di leadership” e dopo aver chiacchierato con lei non possiamo che confermarlo. Centrocampista, classe 2003 ma non solo: studia scienze della comunicazione e le piace raccontare la propria vita sui social. Una curiosità su di lei? Ci ha svelato di non saper pronunciare la parola “fucsia”. Questo e tanto, tanto, altro nell’intervista che segue.
PERCHÈ È GENOANA- “Lo sono fin dalla nascita. Sono cresciuta in una famiglia totalmente genoana: mio papà è molto tifoso. Quando sei genoana ce l’hai nel sangue. Tre aggettivi per descrivere un tifoso del Genoa? Fedele, ossessionato, passionale e ne aggiungerei un quarto: orgoglioso”.
FOLLIA PER IL GENOA- “Mi sono tatuata, sulla coscia ho scritto: ‘You’ll never walk alone’ che significa non camminerai mai sola. È simbolica per questi colori: io non sarò mai senza il Genoa e lui mai senza di me. Conosco tanti cori del Genoa, mio fratello me li canta fin da piccola in casa”.
LOTTA PROMOZIONE- “Dall’inizio lottiamo per essere competitive, migliorarci dall’anno scorso partita dopo partita. Ora rimaniamo con i piedi per terra perchè il campionato è lungo ma siamo felici di dove siamo”.
INFORTUNIO- “Sono stata lontana dal campo più di un anno, è stato molto difficile. Un percorso che ti insegna tanto, una crescita fisica e personale ma soprattutto mentale. Per me giocare a calcio era come respirare infatti mi è crollato totalmente il mondo addosso. Giorno dopo giorno ho lavorato per tornare in campo, spesso anche da sola e quella è la cosa difficile. Però grazie alla società mi hanno fornito le cure migliori e ora sono più forte di prima”.
MOMENTO DI DIFFICOLTA PARTICOLARE- “Sono stati più i giorni no che quelli positivi nel percorso. Mi ricordo i giorni in cui mi ero appena operata e non riuscivo a stendere il ginocchio. In quei momenti è dura vedere la luce perchè sembra sempre manchi tanto. Poi ogni piccolo traguardo: stendere il ginocchio, muovere i primi passi o la prima corsa, ti da forza. Momenti in cui non vedi la luce ci sono però. Non so dire se siano più duri i primi mesi o gli ultimi”.
HA AVUTO PAURA DI NON TORNARE?- “Sotto sotto no. Chi come me ama questo sport sa benissimo che ogni giorno ti alzi e vai a fare fisioterapia per tornare in campo. Il giorno del ritorno è stato il più emozionante della mia vita. C’è stato un mese in cui dicevo che avrei mollato, era la strada più semplice. Era veramente straziante lottare ogni giorno e magari non vedere nemmeno i miglioramenti”.
IDOLO DA BAMBINA- “Non ne avevo uno specifico ma mi ispiravo al calcio maschile. Oggi sono orgogliosa che le bimbe che iniziano a giocare si possono ispirare a delle calciatrici e spero che il calcio femminile venga sempre più seguito. Sta crescendo questo mondo sia grazie al trasmettere in tv ed ai social. Anche noi abbiamo i nostri tifosi e spero siano sempre di più”.
SOCIAL PER RACCONTARE LA VITA CALCISTICA- “Tantissimo, li uso molto per condividere la mia vita calcistica. Mi piace. Penso di essere una piccola parte di un mondo gigante e poter mostrare la mia immagine come calciatrice e persona alle bimbe che mi seguono e mi vedono come un piccolo idolo”.
BIMBE- “Una bimba mi ha scritto pochi giorni fa e mi ha detto che non sapeva come dire al papà che vorrebbe giocare a calcio, non ne aveva il coraggio. Mi ha detto che si ispira a me. Mi chiedono maglie, autografi o video ma sono orgogliosa di rispondere e di ricevere questi messaggi”.
COSA RISPONDE- “Di trovare il coraggio dentro a sè stesse. Alla fine devono fare ciò che le rende felici. Oggi penso sia facile parlarne ai genitori rispetto a qualche anno fa. Penso che anche i genitori lo sappiano”.
CHE DOMANDE SI FAREBBE SE FOSSE UNA GIORNALISTA- “Mi chiederei di raccontare la storia del Genoa, sono qui da 10 anni. Cosa provo ad indossare questa maglia e questa fascia”.
INDOSSARE LA FASCIA- “Sempre un orgoglio, più passa il tempo e più è un onore. Mi sento sempre fortunata, la bacio sempre prima di entrare in campo”.
COME SI CARICA PRIMA DI UNA PARTITA- “Ho una playlist e mi immagino mentre gioco. Un esempio di canzone che ascolto è Eye of the tiger. Sono canzoni molto cariche”.
EUROPEO- “Sostengo totalmente l’Italia, quindi spero che saremo noi la rivelazione. Le favorite però sono Spagna e Inghilterra”.
PROMESSA IN CASO DI PROMOZIONE IN SERIE A- “Un altro tatuaggio perchè dal primo anno che sono qua sono di arrivare in Serie A con questa maglia e questa fascia. Non so ancora cosa, ma lo farò”.
