E se il 13 novembre...

...l'Italia si fosse qualificata per Russia 2018?
Soluzioni per un Mondiale che non vedremo mai

I 23 di Ventura

Di Renato Maisani

Cosa sarebbe successo se l’Italia fosse riuscita a ribaltare il ko rimediato in terra svedese? Ce lo chiediamo da tanto tempo, da quando l’arbitro spagnolo Lahoz ha dichiarato conclusa la gara di ritorno disputata a San Siro, sancendo col suo triplice fischio l’inizio di un incubo.

Quelle “sliding doors” non si sono più riaperte, se non nei nostri sogni. Quelli in cui l’Italia di Ventura riusciva a capovolgere l’esito della sfida disputata in Svezia e staccava il pass per Russia 2018. Infatti, in quel caso, avrebbero dato ragione all’allora CT della Nazionale che dunque, avrebbe portato con sè ai Mondiali il gruppo con il quale, in un modo o nell’altro, era riuscito a centrare la qualificazione.

Buffon, Donnarumma e Perin, i tre portieri ai quali Ventura si è affidato sin dall’inizio della sua avventura azzurra, sarebbero partiti certamente per la Russia. Ancora indeciso sulla scelta del modulo,Ventura avrebbe portato sicuramente con sè gli juventini Barzagli, Chiellini e Rugani che, insieme a Leonardo Bonucci e al compianto Davide Astori hanno fatto costantemente parte del gruppo azzurro.

Darmian, Florenzi e Spinazzola, sebbene gli ultimi due non siano mai stati considerati degli “intoccabili”, sarebbero stati con ogni probabilità i tre laterali utili sia per la difesa a 4 che per il centrocampo a 5.  Zappacosta, convocato per la doppia sfida contro la Svezia, sarebbe stato il principale indiziato all’esclusione.

In Russia sarebbe andato con ogni probabilità anche Jorginho, entrato proprio sul gong nelle grazie dell’ex CT: il regista del Napoli avrebbe rappresentato l’alternativa a De Rossi in cabina di regia.Parolo, Verratti e Gagliardini si sarebbero contesi i due posti come interni, mentre Candreva – più di Florenzi e Bernardeschi – sarebbe stato il titolare sulla destra.

Sia l’esterno della Juventus che Stephan El Shaarawy sarebbero comunque quasi certamente saliti sull’aereo per Mosca, a discapito di Lorenzo Insigne, del quale Ventura non si era mai mostrato il primo fan.

E la discussa esclusione per il match di ritorno giocato a San Siro, probabilmente dovuta ad una reazione non gradita al CT. dopo il tardivo ingresso in campo in Svezia per di più in un ruolo quantomeno inedito, sarebbe stato soltanto il preludio alla mancata convocazione del talento del Napoli per la rassegna mondiale.

Quanto agli attaccanti, Ventura ne avrebbe sicuramente portati con sè 5: Immobile e Belotti indiscussi titolari, Eder jolly indispensabile e Simone Zaza, costretto a saltare lo spareggio con la Svezia per problemi fisici, come arma in più a partita in corso.

Il quinto posto, probabilmente, sarebbe stato riservato a Manolo Gabbiadini, al quale Ventura aveva provato ad appigliarsi proprio nel momento più difficile. Per Mario Balotelli, così come per il “ribelle” Pellè e per l’astro nascente Cutrone non ci sarebbe stato spazio. Anche se purtroppo non potremo mai averne la prova...

I 23 di Di Biagio

di Federico Casotti

La storia non è fatta con i “se”, ma la fantasia sì: e allora, proviamo a immaginare se il 10 novembre scorso, alla Friends Arena di Stoccolma, il tiro di Matteo Darmian fosse terminato in rete invece che sul palo. 1-1 in Svezia,un goal in trasferta preziosissimo, difeso coi denti a San Siro in uno 0-0 finale inguardabile.

Una qualificazione talmente senza gloria, con il gruppo irreparabilmente distante da Ventura, da indurre Tavecchio a prendere la decisione di esonerare il CT. Ma chi mettere al suo posto?

Ancelotti declina, Conte e Mancini non hanno intenzione di liberarsi dai rispettivi club... ecco che allora la scelta del CT “federale” diventa l’unica in grado di placare l’opinione pubblica e mettere d’accordo più o meno tutti. Gigi Di Biagio arriva direttamente dalla Under 21, ma con il Mondiale alle porte il margine per esperimenti e innesti “creativi” è pari a zero.

Il cambio più significativo diventa il sistema di gioco: abiurata la difesa a 3, Di Biagio punta su un 4-3-3 più al passo coi tempi, in grado di esaltare gli esterni d’attacco e di far fare ai terzini... i terzini, appunto.

In porta Buffon è al suo sesto mondiale, Donnarumma a fare esperienza e Perin a fare... il terzo, mentre in difesa il mix è tra l’esperienza di Bonucci e Chiellini e gli emergenti Rugani e Romagnoli; in parallelo i laterali targati-Premier (Darmian e Zappacosta) si devono sudare il posto contro Florenzi e Spinazzola.

A centrocampo De Rossi resta nel gruppo ma non del tutto certo del posto da titolare, vista la crescita di Jorginho, con Parolo e Bonaventura di supporto e Cristante in gruppo a furor di popolo dopo il gran campionato con l’Atalanta. In attacco il tridente è pressochè scolpito: Bernardeschi, libero da problemi fisici, e Insigne, libero da bizzarrie tattiche, a sostenere un Ciro Immobile sull’onda lunga della miglior stagione in carriera.

Candreva e Belotti sono le prime riserve, ma occhio alla scommessa-Cutrone fatta della materia dei suoi vent’anni, dell’entusiasmo e di un tocco apparentemente fatato. Cutrone come Paolo Rossi nel 1978, come Totò Schillaci nel 1990? Sarebbe stato bello sognarlo, nell’estate 2018.

I 23 di Ancelotti

Di Simone Gambino

Chiudete gli occhi, accendete l’interruttore della fantasia e proviamo a riscrivere la storia: minuto 87 di Italia-Svezia, la volée di El Shaarawy piega le mani di Olsen. Azzurri ai supplementari, prima dei rigori, conclusi con il penalty decisivo trasformato da Immobile. Italia ai Mondiali per il rotto della cuffia, con la Federazione che, come si vociferava insistentemente in autunno, decide di sollevare ugualmente dall’incarico il ct Ventura per affidarsi a un big di comprovata esperienza internazionale: Carlo Ancelotti.

Ma che Nazionale avremmo visto in Russia con Carletto in panchina? Il primo effetto della qualificazione sarebbe stata la confermata disponibilità dei senatori: da Buffon a Barzagli, da Chiellini a De Rossi, tutti pronti a salire sull’aereo per Mosca per l’ultima, grande avventura mondiale. Leader che Ancelotti, che ha sempre avuto gente di grande esperienza nelle sue rose, difficilmente avrebbe lasciato a casa.

Due i moduli di riferimento per compilare la lista dei 23: l’Albero di Natale, declinazione del 4-3-3 che Carlo ha reso leggendaria al Milan e che ha riproposto, pur con qualche sfumatura diversa, anche in altre tappe della sua carriera, e il 4-2-3-1, utilizzato con frequenza sia con il Real Madrid che con il Bayern Monaco.

Trio di portieri abbastanza scontato, con Donnarumma e Perin ad affiancare capitan Buffon. In difesa, oltre agli intoccabili Bonucci, Chiellini e Barzagli, spazio a terzini di spinta come Florenzi e Spinazzola (fondamentali per il gioco di Ancelotti) e a laterali duttili e affidabili come De Sciglio e Darmian.

Il fulcro del centrocampo è De Rossi, un campione che il tecnico di Reggiolo ha più volte cercato di portare nelle sue squadre, ma la vera stella è quel Marco Verratti che proprio Ancelotti ha portato a Parigi nel 2012. Da mezzala o come uno dei due mediani davanti alla difesa, per il centrocampista pescarese un ruolo da protagonista in un’Italia che punta al risultato attraverso il bel gioco. Per questo, in un ipotetico undici titolare, possibile anche l’utilizzo una mezzala tecnica, dotata nel palleggio, incisiva negli inserimenti come Bonaventura, che non ha la classe di Seedorf ma può essere un buon surrogato nello scacchiere di Ancelotti.

Davanti impossibile scalzare il capocannoniere del campionato Ciro Immobile, attaccante in grado di fare reparto da solo, terminale perfetto per i moduli ad una punta proposti dal ct. Un concorrente ingombrante che costringe Belotti (apprezzatissimo da Carletto) a partire indietro nelle gerarchie offensive. E come 23°? L’erede di Pippo Inzaghi: pronti a scommettere che uno come Patrick Cutrone avrebbe fatto breccia nel cuore di Ancelotti. 

Peccato dover riaprire gli occhi e tornare alla realtà: quel pallone scagliato da El Shaarawy è finito in calcio d’angolo, niente supplementari e rigori a salvare l’Italia, ai Mondiali ci va la Svezia. E la Nazionale di Ancelotti resta solo un bellissimo sogno... 

I 23 del campionato

Di Sergio Chesi

La  miglior Nazionale possibile, in linea teorica, non è mai quella legata ad un certo tecnico o ad un gruppo specifico di calciatori. E’ la Nazionale del campo, quella che riflette in modo fedele il rendimento stagionale dei giocatori nei rispettivi club e sfugge a qualunque altro tipo di logica, il trionfo della meritocrazia: chi gioca meglio è dentro.

Abbiamo provato a costruire un ipotetico gruppo di 23 azzurri incrociando medie voto edati Opta, affinchè fosse espressione efficace di quanto stiamo vedendo nel corso di questa annata. Unico paletto: dentro Buffon, Chiellini e De Rossi, senatori e anima storica della Nazionale. Il resto è tutto deciso dal campo, con inevitabili sorpese.

A iniziare dai pali: detto di Buffon, alle sue spalle ecco Perin e la new entry Cragno,  spesso baluardo provvidenziale nell’altalenante stagione del Cagliari. Fuori Donnarumma, lontano dagli standard di rendimento dello scorso anno, stesso destino che tocca tra i difensori a Bonucci. Caldara, Romagnoli e Rugani completano il reparto dei centrali con Chiellini, mentre Calabria, De Sciglio e Spinazzola si dividono le corsie esterne.

A centrocampo spiccano i nomi di Cristante e Barella, entrati nel giro azzurro (anche nella realtà) alla luce di prestazioni di alto livello con Atalanta e Cagliari.

Nelle gerarchie come outsider, o forse già qualcosa in più. Con De Rossi a fargli da chioccia, le altre maglie se le aggiudicano Jorginho, Verratti e il jolly Florenzi, sempre pronto a spostarsi sulla fascia in caso di necessità.

Davanti i verdetti più interessanti. Se sulla batteria di esterni c’è poco da obiettare (Insigne, Bernardeschi, Chiesa e Verdi rappresentano oggettivamente il meglio a disposizione, con un potenziale ancora in parte da esprimere), alle spalle dell’imprescindibile Immobile si guadagnano un posto Mario Balotelli e Fabio Quagliarella, rispettivamente 22 e 17 reti in stagione.

Un premio meritato partita dopo partita sul campo, ma nell’anno sbagliato. Quello in cui il Mondiale lo guarderemo da casa.