Marco Fassone Vincenzo Montella MilanGetty Images

Montella svela: "Gattuso mi disse che questo Milan non è una squadra forte"

Dopo l'esonero dal Sivigilia, che ha seguito quello incassato dal Milan, Vincenzo Montella è di nuovo sul mercato degli allenatori. Intervistato dalla 'Gazzetta dello Sport', il 44enne tecnico spiega cosa sta cercando: "Ho avuto diverse offerte, dall’Italia e dall’estero. Vorrei una proposta che abbia della follia, ma la sto ancora aspettando".

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Inevitabile parlare della ferita ancora aperta rappresentata dall'addio al Milan, Montella si toglie qualche sassolino dalla scarpa: "Io vittima di menzogne? Sicuramente. A volte con una cattiveria non necessaria. Le dichiarazioni dei giocatori dopo il mio esonero? Guardi, io sono stato calciatore. A volte si cercano alibi per motivare le proprie scarse prestazioni. Ai miei tempi, invece, la vivevo sempre come una sconfitta e quindi pensavo di dover fare qualcosa in più".

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"Ovvio che ci sia rimasto male - spiega Montella - Era iniziato un progetto ed è stato interrotto in maniera poco giusta. Dove c’è un cambio di società e una rivoluzione di calciatori – noi avevamo più di 10 nuovi e di tante nazionalità – di cui solo uno con una storia da Champions (Bonucci, ndr). La società non ha avuto pazienza. Credo invece che avrei meritato un po’ di tempo in più".

Il veleno maggiore però Montella lo mette quando svela una frase dettagli dal suo successore sulla panchina rossonera: "I rapporti con Gattuso? Buoni. Avrei preso anche io quella opportunità. Prima del mio esonero mi diceva sempre: 'Non dire che è una squadra forte perché non è così'. In effetti si erano create delle aspettative troppo alte, anche se la rosa non è sopravvalutata. È giovane, può crescere. L’obiettivo era la Champions e io ho cavalcato le aspettative. Certo, vederla fuori dalle Coppe è clamoroso. Non ne avevo mai avuto la sensazione. Penso che anche per l’Uefa sia stata una scelta dolorosa, perciò avranno avuto le loro motivazioni".

Montella torna poi alla sua esperienza alla Roma: "Con Baldini non ho avuto problemi, mentre con Sabatini ci sono stati screzi durati fino a un chiarimento. Motivi? Vari. Avevo dato le mie condizioni. Mi sembrava giusto. Se diventi l’allenatore della Roma, devi essere rispettato a priori. Se non ti senti così, meglio non fare niente. Ma nessun rimpianto. La Roma è rimasta qualcosa d’incompiuto. Chissà, sono ancora giovane... Quale squadra mi piacerebbe allenare? Lei si stupirà, però mi piacerebbe tornare al Catania".

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