Da quasi 30 anni la chiamano Zemanlandia, come se fosse un parco divertimenti. Perché sì, somiglia più a un luna park che a un modo di intendere il calcio. Era così a Foggia, è stato così nella prima avventura a Pescara ed è così anche nella seconda.
Lasciamo stare gli ultimi mesi della mesta stagione passata, nata male e conclusa peggio: è ora che si vede l'impronta di Zdenek Zeman sugli abruzzesi. Un'impronta inconfondibile, fatta di tanti goal all'attivo e altrettanti al passivo. Come sempre.
Il 5-1 all'esordio contro il Foggia - guarda caso, la madre di tutte le patrie per Zeman - aveva illuso: Pettinari nuovo Immobile e via con la giostra. Ma il Perugia del capocannoniere Han ha rivelato senza troppi complimenti l'altra faccia della medaglia: una fase difensiva ancora una volta rivedibile.
È sempre stato così, nella carriera del boemo: altrimenti Zemanlandia non si sarebbe instaurata nella storia del calcio italiano. E apparentemente sarà così anche quest'anno, come sembra confermare il 4-2 con cui la formazione di Giunti ha fatto a fettine i biancocelesti.
Ricapitolando con un po' di numeri: dopo due giornate il Pescara di Zdenek Zeman ha vinto una partita e ne ha persa un'altra, ma soprattutto ha segnato 7 reti subendone 5. Non è la peggior difesa e nemmeno il miglior attacco, ma c'è comunque da divertirsi. Bentornato, boemo.