La missione non si preannunciava e non si preannuncia agevole. Ereditare il posto di Alessandro Del Piero, perlomeno sotto il profilo tattico, è un compito che peserebbe anche al miglior 10 disponibile sulla piazza. Quella casacca Giovinco ha deciso di non indossarla, troppo pesante. Meglio il 12, numero che almeno ai vecchi tempi veniva rifilato al secondo portiere, ma che ora fa tanto glamour, soprattutto nell'era calcistica attuale caratterizzata da bizzarrie di ogni tipo.
La Formica Atomica, d'altra parte, non è ritornata nel capoluogo piemontese per dimostrare di valere Pinturicchio, bensì per riconfermare quanto di buono fatto nel trascorso al Parma. L'impatto con la pressione mediatica è stato dei più forti, le due reti rifilate nella seconda giornata di campionato all'Udinese non sono servite a calmare le acque, l'occhio del ciclone nei suoi confronti è sempre vivo e, soprattutto, non conosce pietà.
Negli ultimi tempi è stato etichettato “l'attaccante dal gol semplice e inutile”, quello tanto per intenderci della quarta rete rifilata alla Roma, del terzo centro realizzato agli inglesi del Chelsea. Insomma, marcature che non l'hanno reso certamente protagonista negli ultimi successi bianconeri.
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GIOVINCO E IL 2013 UNA FALSA PARTENZA |
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9 | Le presenze in partite ufficiali |
6 | Sei volte schierato titolare |
3 | Tre volte sostituito da Conte |
2 | Le reti, una in A, una in Tim Cup |
188' | Minuti in campo negli ultimi 5 turni |
Intendiamoci, Sebastian è un elemento di spessore che può tranquillamente dire la sua nel reparto offensivo di una big. Ma forse, e questo aspetto verrà confermato o smentito nel prosieguo della stagione sportiva corrente, non può essere considerato il cardine imprescindibile.
Nella semifinale di Coppa Italia persa a Roma contro la Lazio, tanto per citare un'azione emblematica, Giovinco ha avuto la palla potenziale del 2-2, della qualificazione alla finalissima della manifestazione. Ebbene, nonostante un match tirato e denso di emozioni, all'ultimo secondo l'attaccante bianconero si è fatto ipnotizzare da Federico Marchetti, sparando un tiro a mezza-altezza ben respinto dall'estremo difensore laziale e con tap-in clamorosamente mal sfruttato da Claudio Marchisio.
Al termine di quella gara si è scatenato, come è ovvio che sia, un coro di malcontento, mirato ad evidenziare come il folletto di Beinasco non sia riuscito, in un contesto significativo per le sorti juventine, a regalare un sussulto che potesse cancellare immediatamente la sua fama di uomo non decisivo nei momenti chiave.
D'altra parte, e questo è l'errore da non commettere, non bisogna chiedere a Sebastian Giovinco di essere Alessandro Del Piero, perché non lo è stato e forse non lo sarà mai. Ma è giusto, se non sacrosanto, chiedere prestazioni di spessore più elevato. Non è un caso che Conte a Glasgow abbia puntato dal primo minuto sul tandem Vucinic-Matri, binomio che al momento fornisce garanzie più prolifiche e che di partita in partita ha acquisito la fiducia dell'allenatore.
Interrogativo: Giovinco in questa seconda parte di stagione riuscirà a diventare un leader della truppa juventina? La risposta, come sempre, la emetterà il campo, ma la sensazione è che difficilmente assisteremo al salto di qualità. Felici di essere smentiti.