Sansone non si trova sulla cresta dell’onda di punto in bianco, è uno che piano piano ha scalato una montagna che sembrava insormontabile. Frequentava l’università perché non sapeva se il calciatore sarebbe stato veramente il suo mestiere: “Sono un ragazzo con i piedi per terra, che si è guadagnato con il lavoro sul campo tutto quello che ha ottenuto”.
40 presenze e 20 goal con il Sassuolo: non male. Ma attenzione, bisogna volare basso. “La serie A non l’ho ancora vissuta, è tutto nuovo per me. Non sono il salvatore della patria. Non è per mettere la mani avanti, nel Toro e per il Toro darò tutto. Ma aver segnato 20 goal in B non significa che ne farò altrettanti in A”.
Dal 2005, all’epoca della militanza al Montorio 88, ne ha fatta di strada e dichiara di aver scoperto che il calcio non era solo una passione, ma anche un lavoro, solo al Sassuolo. Secondo Sansone non è questo il momento più difficile della carriera: “Nella stagione a metà tra Siena e Gallipoli. Ho disputato 10 partite, con zero gol nel 2008-09. Ero convinto di aver gettato al vento un’occasione importante. Poi mi sono rilanciato”.
E il rilancio l’ha portato in quota: nuovi compagni, nuovo allenatore sui cui già può dire la sua “Mi ha accolto come gli altri e questo, per me, è importante: mi ha subito fatto sentire uno del gruppo”.
Lui che aveva come idolo Nedved “dell’altra parte” (quello della Lazio), non tira le somme, non fa bilanci, non vuol fare pronostici, non vuole scommettere: “Al Torino e alla sua gente prometto questo: il cento per cento dell’impegno, della volontà, della passione. Sempre!".